I gasdotti sono la tecnologia più diffusa a livello globale per il trasporto e l’import-export di gas fossile. In Italia ci sono circa 40 mila km di gasdotti interni che nel 2022 hanno trasportato circa 75 miliardi di metri cubi di gas. A questi se ne aggiungono ulteriori 5, lunghi migliaia di chilometri, che importano gas fossile da 6 Paesi: Algeria, Libia, Azerbaijan, Russia, Olanda e Norvegia. Parliamo di una capacità totale di trasporto di più di 120 miliardi di metri cubi di gas l’anno. Un numero importante, soprattutto se confrontato con i consumi complessivi di gas fossile del nostro Paese. Basti pensare che, nel 2022 il gas importato in Italia tramite gasdotti è stato di circa 58 miliardi di metri cubi, pari all’80% del gas importato e pari a circa l’85% del fabbisogno italiano dello stesso anno.
I nuovi progetti
Alcune delle infrastrutture citate nei precedenti paragrafi sono in funzione da decenni, come i gasdotti che importano gas da Russia, Algeria, Libia, Olanda e Norvegia, altre come il gasdotto TAP sono state attivate di recente. La vita media di un gasdotto è di circa 40 anni, tempi spesso necessari a ripagare gli investimenti miliardari legati alla realizzazione. Tuttavia, pur avendo fissato l’obiettivo di decarbonizzazione al 2050, in Italia sono in programma e sono state presentate le richieste per migliaia di nuovi chilometri di gasdotti. Sul territorio nazionale parliamo di circa 1.200 km di nuove condotte tra progetti in attesa di Valutazione d’Impatto Ambientale e già approvati dal 2020 ad oggi.
I due progetti più grandi, e dichiarati strategici per trasformare l’Italia in hub del gas fossile per l’Europa, sono la Dorsale Adriatica SNAM, dalla Puglia all’Emilia-Romagna, e l’Iniziativa Tirrenica Sealine dalla Sicilia alla Campania.
Scenario ancor più preoccupante se si guarda alle infrastrutture per l’import-export con tre maxiprogetti: il raddoppio del gasdotto TAP, il Melita-Trans Gas verso Malta, e l’EastMed da Israele e Cipro. Quest’ultimo, seppure non ci sia una procedura per la Valutazione d’Impatto Ambientale aperta al Ministero, è tornato in auge per dare seguito alla strategia volta a trasformare l’Italia in un hub per le importazioni di gas verso l’Europa.
Infatti, le nuove infrastrutture, porterebbero la capacità di importazione di gas fossile verso l’Italia a più di 140 miliardi di metri cubi di gas, più del doppio dell’attuale fabbisogno nazionale al quale andrebbe aggiunta la capacità presente e futura di import di Gas Naturale Liquefatto.
La Dorsale Adriatica SNAM
La Dorsale Adriatica SNAM è un gasdotto di 689 km che partirebbe dalla località di Massafra in Puglia, per arrivare a Minerbio in Emilia-Romagna. La funzione del gasdotto è quella di interconnettere nord e sud della penisola per trasportare il gas d’importazione estera. Verrà inoltre realizzata una nuova Centrale di Compressione a Sulmona che avrà la funzione di “spingere” il gas nella rete. Secondo SNAM, la Centrale distribuirà circa 25 milioni di metri cubi standard al giorno. Ciò vuol dire che quasi 10 miliardi di metri cubi di gas potrebbero passare ogni anno attraverso la centrale. L’infrastruttura aveva ottenuto la VIA nel 2011 ma non è mai stata realizzata ed è tornata in auge con il nuovo progetto di trasformare l’Italia in un Hub del gas per le importazioni verso l’Europa.
Emissioni di metano nei gasdotti
Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia la maggior parte delle emissioni di metano in Italia legate alla filiera fossile si verificano nelle infrastrutture legate al trasporto di gas, ovvero gasdotti e impianti di GNL. Considerandole entrambe, 92 kt sarebbero dovute a emissioni fuggitive e 49 kt a pratiche di venting, ovvero il 70% delle emissioni dal settore oil and gas, e il 50% del settore energetico.
Emissioni documentate da Legambiente e Clean Air Task Force tra il 2021 e 2023 attraverso le indagini condotte con una termocamera per la rilevazione ottica di gas grazie alla quale sono stati monitorati impianti per trasporto come quelli di regolazione e misura, by pass e terminali di ricevimento.
Alcune delle emissioni documentate
Gli impianti di regolazione e misura
Cosparse sull’intero territorio nazionale in prossimità dei gasdotti ci sono migliaia di piccoli impianti che assolvono a diverse funzioni come la regolazione e la misura del gas. Questi ed altri impianti, come le stazioni di primo e secondo salto fanno sì che il gas possa passare all’interno della rete garantendo che il livello di pressione sia adeguato, riducendola o aumentandola, inoltre possono anche filtrarlo da eventuali residui solidi e liquidi.
Le emissioni di metano negli impianti di regolazione e misura rientrano in quelle legate al trasporto e alla distribuzione di gas fossile all’interno della rete di gasdotti. Legambiente e Clean Air Task Force tra il 2022 e 2023 hanno monitorato decine di impianti del genere trovando emissioni significative in 12 infrastrutture distribuite tra Campania, Basilicata e Sicilia.