I rigassificatori sono infrastrutture che permettono di riportare il gas liquefatto (GNL) allo stato gassoso per poterlo immettere nella rete di gasdotti e arrivare così agli utenti finali. Rispetto alla filiera del GNL, essendo l’Italia un paese importatore di gas, non sono presenti impianti di liquefazione ma soltanto di rigassificazione.
Sul territorio nazionale fino al 2022 erano attivi 3 rigassificatori con una capacità di rigassificazione totale di circa 16 miliardi di metri cubi di gas l’anno. Due di questi, l’OLT di Livorno e l’Adriatic LNG di Rovigo, sono rigassificatori galleggianti (Floating Storage and Regasification Unit – FSRU), ovvero delle navi metaniere posizionate a decine di chilometri dalla costa. Mentre il terzo situato a Panigaglia, è collocato sulla terra ferma su costa. Un quarto rigassificatore FSRU, dalla capacità di rigassificazione di 5 miliardi di metri cubi l’anno, è attraccato nel porto di Piombino nel 2023 dove resterà per tre anni per poi essere spostato, con molta probabilità, in Liguria tra Vado e Savona.
IL GAS NATURALE LIQUEFATTO
Il Gas Naturale Liquefatto (GNL), è gas naturale che viene sottoposto a bassissime temperature, -162°C, e trasformato in forma liquida per essere stoccato o trasportato senza necessariamente dover utilizzare un gasdotto e quindi può viaggiare anche via nave o su gomma. In questo modo, il mercato di riferimento del GNL non è più vincolato al tracciato del gasdotto ma è molto più simile a quello del petrolio con la possibilità di essere commerciato a livello globale e non solamente locale o regionale. In tal senso possiamo riassumere in tre blocchi le infrastrutture necessarie al trasporto di GNL:
- un impianto di liquefazione nel quale arriva il gas allo stato gassoso e dove viene trasformato in liquido,
- una nave metaniera in grado di trasportare il GNL,
- ed infine o un impianto di rigassificazione per trasformare nuovamente il GNL allo stato gassoso ed immetterlo nella rete di gasdotti, o un deposito di GNL dove poi il gas possa essere caricato su autobotti in grado di trasportarlo su gomma.
I nuovi rigassificatori in Italia
Soprattutto in un’ottica di diversificazione dei fornitori di gas, il Governo italiano, accanto ai nuovi contratti di fornitura da Paesi come Stati Uniti, Egitto, Algeria, Congo, Qatar, Angola, Nigeria, Mozambico, Indonesia e Libia, ha imposto un’accelerata alla realizzazione di due rigassificatori, quello di Piombino e quello di Ravenna, i quali stanno godendo di procedure autorizzative semplificate. Ad oggi sarebbero 11 i progetti totali, alcuni riguardanti nuovi rigassificatori e altri riguardanti potenziamenti e ammodernamenti di quelli già esistenti, presentati al il MASE per procedure VIA e AIA. A questi si aggiungono due rigassificatori – Gioia Tauro e Porto Empedocle – approvati ma poi mai realizzati e ora tornati in auge, portando il numero di rigassificatori censiti a 13, dei quali 10 di nuova realizzazione e 3 già attivi. I nuovi rigassificatori e il potenziamento di quelli esistenti porterebbero l’Italia ad aumentare la propria capacità di rigassificazione di circa 37 miliardi di metri cubi l’anno che si aggiungerebbero agli attuali 16 miliardi. Dei 10 nuovi rigassificatori, 6 sono già stati autorizzati mentre 4 sono ancora in attesa della VIA.
Di fianco ai rigassificatori ci sono 5 nuovi depositi di GNL, tra approvati e in attesa di Valutazione d’Impatto Ambientale, i quali congiuntamente ai primi aumenterebbero la capacità di stoccaggio di GNL di circa 800 mila metri cubi di gas.
I nuovi rigassificatori autorizzati
- Rigassificatore di Ravenna
- Rigassificatore di Oristano-Santa Giusta
- Rigassificatore di Cagliari
- Rigassificatore di Gioia Tauro
- Rigassificatore di Porto Empedocle
- Rigassificatore di Piombino
(già realizzato, in attesa di messa in esercizio)
Le emissioni di metano nei rigassificatori
Le emissioni di metano lungo la filiera del GNL possono verificarsi in impianti di liquefazione, da valvole di servizio del gas, compressori, guarnizioni della pompa o apparecchiature di misura, nonché durante il trasferimento di GNL dalla struttura alla nave. Ma anche durante il trasporto, in quanto il gas “boil-off” (una piccola frazione del carico di GNL che evapora) viene sfiatato o utilizzato come propulsore e non completamente bruciato nei motori della nave.
Il GNL presenta numerose criticità che possono aumentare il rischio di perdite, come ad esempio: guasti delle apparecchiature e delle guarnizioni associati alle temperature criogeniche; perdite di esercizio dovute al trasferimento del gas fossile tra navi; perdite derivanti dallo spurgo di GNL residuo o di metano in fase gassosa dalle linee di trasferimento e dai recipienti di stoccaggio.
L’Agenzia internazionale dell’Energia, tramite immagini satellitari, ha stimato le emissioni fuggitive di metano dalla liquefazione e dal trasporto via nave di GNL nel 2022 in 0,4 milioni di tonnellate (Mt), pari a circa lo 0,1% del GNL trasportato, dove il trasporto costituisce la parte della filiera con le emissioni più ingenti.
In Italia, sempre secondo l’IEA, la maggior parte delle emissioni di metano legate alla filiera fossile si verificano nelle infrastrutture legate al trasporto di gas, ovvero gasdotti e impianti di GNL. Considerandole entrambe, 92 kt sarebbero dovute a emissioni fuggitive e 49 a pratiche di venting, ovvero il 70% delle emissioni dal settore oil and gas, e il 50% del settore energetico.